Zuecca Project Space, Venezia, 2017
Zuecca Project Space, Venezia, 2017
Installazione nella Chiesa di Santa Maria Maddalena, Venezia, concorrente alla 57.ma Biennale di Venezia, 2017
Installazione nella Chiesa di Santa Maria Maddalena, Venezia, concorrente alla 57.ma Biennale di Venezia, 2017
Aspen Art Museum, Aspen, 2012
Aspen Art Museum, Aspen, 2012
Whitney Museum of American Art, New York, 2010-2011
Whitney Museum of American Art, New York, 2010-2011
Frans Hals Museum | De Hallen Haarlem, Haarlem, Olanda, 2009
Frans Hals Museum | De Hallen Haarlem, Haarlem, Olanda, 2009
The Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 2005
The Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 2005
Sagittarius, 2017, Olio su tela, vernice polimerica, telaio di alluminio, cm 204x204x4
377, 2018, Olio su tela, vernice polimerica, telaio di alluminio, cm 204x204x4
Sundoor Drawing 2, 2018, Olio su carta, cm 21x15
Sundoor Drawing 1, 2018, Olio su carta, cm 21x15
Everybody Rappin, 2011, Olio su tela, foglia di palladio, cm 183x244
Extra Bright, 2011, Olio su tela, foglia di palladio, gomma, cm 244x183
Slater Bradley (nato nel 1975) è un artista americano, nonché "sorta di cult hero"[1], il cui lavoro esplora diversi linguaggi artistici tra cui la fotografia, il disegno, la pittura, il cinema e la video arte. Soprannominato da Heidi Zuckerman Jacobson,[2] il "re per caso della serendipità", Bradley ha esposto una serie di lavori realizzati in collaborazione con Ed Lachman presso l’Aspen Art Museum ed il Whitney Museum of American Art. Nel 2005, all’età di 30 anni, Bradley diventa il più giovane artista di sesso maschile a tenere una propria mostra personale presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Bradley lavora con la Max Wigram Gallery di Londra, Blum & Poe a Los Angeles, la Galería Helga de Alvear di Madrid. Attualmente, vive e lavora a Berlino, Germania.
Il debutto di Bradley nel mondo dell’arte ha luogo con la sua prima personale, intitolata The Fried Liver Attack, nome ripreso da quello di un’apertura del gioco degli scacchi (nota in italiano come “fegatello”), che sacrifica il cavallo, tenutasi nel 1999 presso la Team Gallery.
Acquista notorietà già all’età di 25 anni con la sua seconda personale, dal titolo, Charlatan, tenutasi anch’essa presso la Team Gallery, dalla quale emerge "il suo grande talento nel catturare istanti pieni di emozioni "[3] Tra i lavori in mostra, anche un video-lavoro in cui l’attrice Chloë Sevigny, in piedi su una spiaggia sotto un cielo nuvoloso, recita passi del Tonio Kröger di Thomas Mann, ed i video JFK Jr. e Female Gargoyle. In una recensione sulla mostra Charlatan, il critico Roberta Smith afferma "É una dichiarazione d’intenti artistica che ti fa venire voglia di vedere cosa farà il Sig. Bradley la prossima volta."[4] Poi, nel 2001, in occasione della mostra dal titolo Trompe le Monde presso la Galerie Yvon Lambert di Parigi, Bradley introduce quello che diventerà uno dei temi centrali del suo lavoro, quello del "Doppelgänger". Nel video realizzato per Trompe le Monde fa la sua prima comparsa il Doppelgänger, interpretato dal modello Ben Brock, concetto che torna tutt'oggi ad emergere sovente nel lavoro di Bradley.
Nel 2002, in occasione della mostra Here are the Young Men, presso la Team Gallery, Bradley presenta il video Factory Archives, 2001-2002, che sarebbe più tardi divenuto il primo di una serie di tre video costituenti l’acclamata Doppelganger Trilogy, dedicata al tema delle "illusioni riciclate che sono la realtà della cultura pop"[5] cui si fa continuo riferimento in tutta l’opera di Bradley.
Già nel 2004, Slater Bradley è considerato "un giovane artista in ascesa”,[6] avendo tenuto una personale nel 2003 al “Center for Curatorial Studies Museum” del Bard College ed essendo stato inserito nella Whitney Biennial del 2004 con il video Theory and Observation, descritto dal critico Jerry Saltz come uno dei "lavori più incantevoli in mostra".[7] Sempre nel 2004, Bradley è presente con i propri lavori nella mostra Premieres del Museum of Modern Art ed espone presso la galleria losangelina Blum & Poe la sua Doppelganger Trilogy , successivamente esposta nel 2005 dal Guggenheim con il titolo Recent Acquisitions: Slater Bradley's Doppelganger Trilogy.[8]
Nel 2010, Bradley tiene al Whitney Museum una mostra in collaborazione con il direttore della fotografia candidato al Premio Oscar Ed Lachman dal titolo Shadow in cui si può ammirare il Doppelgänger nei panni di River Phoenix. Shadow fa da prologo al film incompiuto Dark Blood.
Più recentemente, Bradley ha realizzato lavori incentrati sul tema della "donna perduta," un’idea tratta principalmente dal film La Jetée di Chris Marker. Dopo la morte di Marker il 29 Luglio 2012, Bradley inizia a lavorare a quello che sarebbe diventato il suo omaggio al capolavoro del cinema di fantascienza del 1962. Il video, intitolato she was my la jetée, debutta su Nowness.com il 5 Aprile 2013 e viene proiettato, poco tempo dopo, in occasione dell’omonima mostra presso la Galería Helga de Alvear di Madrid, Spagna, e nel corso della mostra Sequoia: Recent Work by Slater Bradley, tenutasi presso il Johnson Museum of Art della Cornell University.
Parallelamente, Bradley lavora ad una realistica fusione in rame raffigurante il proprio guantone da baseball dei tempi della high-school, rivisitazione dei temi Salingeriani che si ritrovano nel suo video del 2009-2011 video, don't let me disappear. Sorprendentemente, la scultura in rame intitolata Cancer Rising, viene ultimata contemporaneamente all'uscita negli Stati Uniti del documentario Salinger di Shane Salerno e solo pochi mesi prima della curiosa pubblicazione clandestina di tre storie inedite di Salinger. La prima di esse, "The Ocean Full of Bowling Balls" riporta in scena un personaggio già apparso ne Il giovane Holden, un ragazzo con il vezzo di scrivere versi di poesia, tratti da opere di William Blake, John Keats e Robert Browning, sul proprio guantone da prima base.
Nel 2017, in occasione della 57a Mostra Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, Bradley presenta Sundoor at World’s End, una serie di opere pittoriche astratte che chiama Solar Shields, presso la Chiesa di Santa Maria Maddalena.
Nel 2018, insieme a Park Chan-Kyong e Grazia Toderi, partecipa alla tripla personale dal titolo Making Time curata da Lorenzo Bruni presso la Galleria Poggiali di Firenze.
Nel 2019 espone i lavori della sua serie D8S alla there there di Los Angeles in una personale intitolata Under the Sunbeams.
Oltre a quelle citate, Bradley ha tenuto personali anche presso: il Frans Hals Museum di Haarlem, Paesi Bassi; il Contemporary Arts Museum di St. Louis, USA; il Berkeley Art Museum in California, USA. Ha partecipato, inoltre, a numerose mostre collettive tra cui si ricordano quelle tenutesi presso: il Museum of Modern Art, New York; la Kunsthalle Fridericianum, Kassel, Germania; la Reina Sofia, Madrid, Spagna; la Kunsthalle Wien, Vienna, Austria; la Schirn Kunsthalle, Francoforte, Germania; la De Appel Foundation, Amsterdam, Paesi Bassi; il Chicago MCA, USA; il Seattle Art Museum, USA; il Jeu de Paume e il Palais de Tokyo, Parigi, Francia. I suoi lavori sono entrati a far parte di numerose collezioni pubbliche tra cui quelle della David Roberts Art Foundation, Londra, Inghilterra; della Ellipse Foundation, Cascais, Portogallo; del Frans Hals Museum, Haarlem, Paesi Bassi; della Hamburger Kunsthalle, Amburgo, Germania; dell'Herbert F. Johnson Museum, Cornell University, Ithaca, USA; della Jumex Collection, Città del Messico, Messico; della Kramlich Collection, San Francisco, USA; del Museum of Contemporary Art, Los Angeles, USA; del Museum of Modern Art, New York, USA; delNew Orleans Museum of Art, New Orleans, USA; della Progressive Collection, Cleveland, USA; del Solomon R. Guggenheim Museum, New York, USA; della UBS Collection, Zurigo, Svizzera; del Whitney Museum of American Art, New York, USA.